𝑀𝑎𝑢𝑟𝑜 𝑀𝑎𝑟𝑡𝑖𝑛𝑎𝑠𝑠𝑜 – 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑔𝑜 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑡𝑒𝑟𝑎𝑝𝑒𝑢𝑡𝑎
Dopo un’estate di vacanza, una sospensione dagli impegni e dalle preoccupazioni per l’attività scolastica, in cui c’è chi si è divertito, chi si è annoiato, chi attende il ritorno e chi non vorrebbe mai che il momento arrivasse, il ritorno arriva, con tutti i sentimenti che possono abitare l’attesa di un evento di grande impatto. Sentimenti che poggiano sul ricordo di come erano le cose prima delle vacanze, nel bene come nel male e i ricordi diventano pregiudizio e incidono sullo stato d’animo con cui ci si ritrova. L’ignoto è perturbante e allora diventa rassicurante pensare di ritrovare ciò che si conosce già, anche quando è negativo.
È la natura umana che funziona così!
Ma se la natura si confronta con la cultura e con il pensiero, possiamo riconoscere che “ogni ritorno è anche un nuovo inizio”, che nel periodo di distanza sono avvenute cose, si sono fatte esperienze e che qualcosa si è mosso, le cose evolvono. Vale per tutti, in modo particolare per chi è in fase evolutiva. Per bambini e ragazzi tre mesi, un’estate, sono un tempo lungo, di crescita, di esperienze e di trasformazioni che, inevitabilmente, li fa tornate a scuola “uguali a sé stessi ma un po’ diversi”. Se poi pensiamo che i piccoli cambiamenti di ogni singolo si intrecciano con i cambiamenti degli altri dobbiamo riconoscere che ogni classe, come ogni organismo complesso, fatto di mescolamenti tra i suoi componenti, diventa un’entità nuova, in cui qualcosa di costante si accompagna a molte trasformazioni.
Poiché sappiamo che in una relazione sufficientemente buona ogni attore necessita di riconoscimento, così al ritorno a scuola è fondamentale che ogni docente, in quanto conduttore degli intrecci relazionali, venga a patti con la natura, che gli impone una visione di “domani identico a ieri” e si approcci con la curiosità e la disponibilità a “conoscere nuovamente chi è già noto”. Entrare in classe con la curiosità di cogliere nuove sfumature, nuovi atteggiamenti, un nuovo clima di classe, tutela dal pericolo di cristallizzare con rispecchiamenti statici, modi di fare e di essere degli alunni e rende più creativa e viva la relazione. Pensieri e affermazioni da parte del docente del tipo “so già cosa mi aspetta” contribuiscono a considerare eventuali novità di funzionamento come “l’eccezione che conferma la regola” e non come il segnale che qualcosa si sta muovendo.
E per uno studente non c’è nulla di più frustrante che non vedere riconosciuti sforzi e crescita.