𝑀𝑎𝑢𝑟𝑜 𝑀𝑎𝑟𝑡𝑖𝑛𝑎𝑠𝑠𝑜 – 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑙𝑜𝑔𝑜 𝑝𝑠𝑖𝑐𝑜𝑡𝑒𝑟𝑎𝑝𝑒𝑢𝑡𝑎
A fine anno il mondo della scuola ha dovuto confrontarsi con una questione complessa e delicata, che spesso mette in crisi i docenti e genera fatiche e contrasti nei consigli di classe, la valutazione. Un processo semplice, quando i risultati sono buoni ma che diventa difficile quando pone di fronte a scelte che possono risultare dolorose e condizionare vissuti e percorsi degli studenti, esprimere un giudizio, decidere se confermare o mandare avanti diventa un nodo pesante da affrontare.
La difficoltà riguarda tre aspetti, uno di fondo, un secondo soggettivo ed un terzo di metodo:
Quando si deve valutare è necessario sapere che cosa, quali aspetti sono al centro del processo valutativo ma la costante trasformazione di funzioni e di approccio che la scuola vive, determina una molteplicità di obiettivi che uno studente deve perseguire nel suo percorso scolastico, e allora, cosa valutate? Al tradizionale “leggere, scrivere e far conto” sì sono aggiunti l’acquisizione delle competenze, la funzione educativa, l’inclusione, le competenze sociali ed il comportamento, tutti aspetti importanti che una scuola al passo coi tempi deve promuovere. Tuttavia, queste diverse sfaccettature richiederebbero una sintetizzazione in una scala di priorità per non creare a volte veri e propri contrasti di senso. Raramente la rielaborazione di senso viene affrontata, sia a livello individuale che collettivo, per cui nel momento decisionale, quando sono presenti delle criticità, il contrasto fra i criteri diventa una lacerazione di coscienza del singolo e del gruppo.
Il secondo elemento di criticità nella valutazione riguarda la soggettività della responsabilità che ogni docente si deve assumere quando si deve esprimere su questioni di rilievo, senza criteri chiari e oggettivi si aprono le porte alla soggettività ed ai coinvolgimenti emotivi, così il prendere posizione espone, a sua volta, al giudizio altrui ed ai dubbi di coscienza.
Il terzo motivo è una questione di metodo e riguarda la collegialità della decisione infatti, la valutazione finale è espressione del consiglio di classe e quindi del confronto nel gruppo di lavoro. Tuttavia, a fronte di quanto sopra chiarito, va detto che se il consiglio di classe non definisce ad inizio anno i criteri e metodo di valutazione, il confronto finale diventa espressione di percezioni e posizioni personali e poco oggettivabili e quindi la negoziazione rischia di diventare fonte di conflitto e di malessere.
La docimologia fornisce strumenti preziosi, utili solo se le questioni di metodo vengono affrontate preventivamente, definendo obiettivi, criteri e priorità fondate sulla professionalità anziché sul “secondo me!” Per non colludere con le modalità di approccio degli studenti più in difficoltà fondato sul “Ci penso poi.”