12 Apr
Quando a scuola si parla di educazione affettiva, di prevenzione al bullismo e di lotta alla violenza di genere, spesso il sotto-testo è la demonizzazione del conflitto, della rabbia e dell’aggressività: a scuola dobbiamo volerci bene, la classe è definita “bella” quando non si litiga e si collabora, chiediamo ai bambini e ai ragazzi di non litigare.
L’aggressività è una dimensione umana che non si può eliminare e, se ben gestita, è una forza utile allo sviluppo e all’affermazione di sé, è energia per sperimentare e affrontare gli ostacoli, è utile per tutelare se stessi. Se l’aggressività non è integrata possono succedere due cose: la prima è la violenza, la seconda, percepita meno come pericolo, è l’implosione, che crea altrettante urgenze sociali: depressione, ansia, autolesionismo, ritiro sociale.
I bambini e i ragazzi hanno bisogno di essere accompagnati e di non rimanere soli a gestirsi la rabbia, che pure esiste, e ad attraversare e non evitare i conflitti, che fanno parte della relazione.
Alessandra Crispino – Psicoterapeuta